Uno degli elementi che caratterizzano il Canavese è la presenza di un numero altissimo di centri urbani, la gran parte molto piccoli, raccolti intorno ad una chiesa, ad un castello o ad una torre: non poteva essere altrimenti, in considerazione di ciò che vi abbiamo già raccontato della sua storia e dei suoi beni architettonici. Su 130 comuni, si contano sulle dita delle mani quelli che hanno più di 10000 abitanti!
Il senso di appartenenza è molto forte e nessuno, negli anni, e, addirittura, nei secoli, ha rinunciato alla sua identità. Vanno scoperti con lentezza, apprezzando le loro piazze, le loro strade più suggestive, magari in occasione di eventi tradizionali che consentono di conoscerne sia la cultura immateriale sia quella eno-gastronomica. Ve ne raccontiamo qualcuno: a voi scegliere quello che vi incuriosisce di più o che vi pare più affascinante.
Ivrea: affascina per il suo Lungo Dora, per la sua origine romana (sapete come si chiamano i suoi abitanti?), per la sua storia industriale, che ne ha plasmato anche l’urbanistica, per gli scorci di Via Arduino e delle viuzze che portano al castello, per la Torta 900 e, ovviamente, per il suo Carnevale, con Violetta, la Battaglia delle Arance e i cavalli, grandi protagonisti di questo evento fuori dagli schemi e della Patronale di San Savino.
Chivasso: conquista con il suo centro storico, caratterizzato da portici medievali, da passaggi “segreti” che si aprono su angoli suggestivi, dalla grande piazza su cui si affaccia il duomo, il suo “sproporzionato” campanile e la torre ottagonale, dallo storico caffè-pasticceria che sforna i Nocciolini e poi, perché no, conquista anche per il suo “grande fiume”, il Po, che con il Parco Fluviale del Bricel offre natura e attività all’aria aperta.
E ancora:
Aglié: evoca un salto indietro nel tempo, quando i Savoia erano di casa e la scenografica fontana dei 4 Fiumi faceva da quinta alle loro merende reali: basta immaginarsi di essere al loro posto, sostituire le carrozze con le e-bike e andare alla scoperta di Santa Marta, con il campanile triangolare, di Villa Meleto, residenza del poeta Guido Gozzano, del santuario dei Tre Ciuché e dei forni che producono i tipici torcetti.
Torre Canavese: una pinacoteca a cielo aperto; paese d’arte, tra le cui viuzze e scalinate si respirano atmosfere tra il rurale e l’aristocratico, tra la torre-porta medievale e il castello dell’antiquario Datrino, purtroppo scomparso, vero protagonista dello sviluppo artistico dell’intero borgo.
Castellamonte: una delle Città della Ceramica italiane, dove le insegne dei negozi sono opere d’arte dei ceramisti; dove il colore della terracotta emerge con insistenza nelle targhe della toponomastica, nella incompiuta Rotonda Antonelliana, nell’arco di Arnaldo Pomodoro, nei fregi delle case e dei palazzi signorili e nei “pitociu”, tipiche figure allegoriche poste in cima ai comignoli.
Cuorgné e Pont Canavese: entrambe accomunate da una “via maestra” medievale con antichi portici e torri di varie fogge; da quelle di Pont la vista spazia sull’intero centro abitato, sulla pianura canavesana e sulla catena alpina e il colpo d’occhio non può che essere ancora più completo salendo alla Chiesa di Santa Maria in Doblazio.
Borgofranco d’Ivrea: sarete conquistati dai Balmetti, un borgo nel borgo! Un piccolo agglomerato di casupole addossate alle pareti rocciose della “montagna che respira”, dove le stradine, i vicoletti, le salite hanno nomi che evocano l’allegria, l’euforia che ti da qualche bicchiere di vino: Via del Buonumore, Via della Coppa, Vico di Bacco. Scommettiamo che è un posto dove mangiare e bere bene e in compagnia?
E poi una miriade di minuscoli agglomerati dai tetti rossi, perché quasi ogni paese aveva una fornace per cuocere mattoni e coppi: Barone, Vialfré, San Martino, Bollengo, Oglianico, Pavone, Candia, Mazzé, Piverone. I tetti poi, salendo verso le vallate, diventano grigi: sono le lose, pietra spaccata: Carema, Settimo Vittone, Nomaglio, Corio, Andrate, Vistrorio, Traversella, Ingria, Ronco, Noasca, Locana, Frassinetto.
Ogni scorcio non è mai banale e scontato!
Oltre mille anni di storia
La posizione geografica del Canavese ne ha fatto, da sempre, terra di conquista e transito di eserciti.
Ogni epoca ha lasciato tracce storiche importanti: castelli, torri, palazzi nobiliari, chiese, disseminati tanto sulle creste delle colline quanto nel centro di nuclei urbani.
Castelli e torri, purtroppo, non sono tutti visitabili: alcuni sono pubblici, molti sono privati. Ovunque, tuttavia, sono splendidi protagonisti del panorama canavesano.
Non dovete perdervi le visite al Castello di Aglié, con giardino all’italiana e parco all’inglese (residenza sabauda sito UNESCO) e al Castello di Masino, proprietà del FAI, immerso nel suo parco, da cui si gode un impareggiabile panorama.
E per scoprire i più scenografici vi suggeriamo un itinerario che tocca vari contesti paesaggistici. Il Castello di Montalto, vera fortezza, domina dall’alto tutta la zona dei 5 laghi: si raggiunge con una camminata tra boschi e vigneti. Il Castello di Ivrea, nella parte alta del centro storico, con le sue 4 possenti torri, di cui una mozzata (mai fulmine fu più preciso nel colpire proprio quella che conteneva le munizioni e la polvere da sparo!). Il Castello di Pavone che, con le mura merlate e l’imponente mastio, sovrasta il paese e, con i suoi ricetti, dava rifugio alla popolazione durante gli assedi. Il Castello Malgrà a Rivarolo, inserito in un parco urbano e affacciato sulle sponde del torrente Orco, con il ponte levatoio, la possente torre rotonda e il portichetto con affreschi del ‘400. Il Castello di San Giorgio, appartenuto alla famiglia dei Biandrate, ora massiccio palazzo nobiliare. Il Castello di Mazzé, composto in realtà di due edifici distinti che sovrastano il corso della Dora Baltea. Il Castello di Moncrivello, all’estrema propaggine est del Canavese, la cui vista spazia sulla pianura vercellese.
E poi tanti altri minori, come Foglizzo, Montanaro, Parella, Rivara, Ozegna